Donne

Mediterraneo al femminile (parte 1)

di Ilaria Guidantoni

 

Parlare di femminile e non semplicemente di donne nel Mediterraneo ha una connotazione particolare che a mio parere merita attenzione soprattutto in un momento nel quale da parte dell’Europa e degli Stati Uniti, il mondo mediterraneo del sud nonché quello mediorientale vengono assimilati tout court al mondo arabo, facendo passare questa definizione come sinonimo di comunità musulmana con non poche approssimazioni, pregiudizi e strumentalizzazioni. L’intento di questo articolo è semplicemente di porre una domanda, un dubbio e rivendicare il dovere di onestà intellettuale. Come scrivo nel pamphlet Lettera a un mare chiuso per una società aperta (Albeggi Edizioni, maggio 2016):

Al di là di ogni scelta emotiva e di ogni convinzione etica, credo che il realismo storico e l’onestà intellettuale ci impongano di cercare una visione unitaria e conciliante, ancora una volta, non in senso caritatevole ma sinergico, funzionale alla complessità della realtà. La disonestà intellettuale, il pressapochismo, il disinteresse superficiale, l’approssimazione nell’informazione e la supponenza nel riferire e giustificare affermazioni e critiche, mi offendono molto più delle idee stesse.

Ora il Mediterraneo non è solo “un mare ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Significa incontrare realtà antichissime, ancora vive, a fianco dell’ultramoderno”, come ebbe a dire lo scrittore croato Pedrag Matvejevic nel corso di una conferenza. Non è solo un mito che appartiene ad un passato, sepolto, glorioso, nostalgico anche se è la culla della cosiddetta civiltà europea e occidentale in genere alla quale appartiene una concezione della donna e del femminile che è tipica di questa regione e che ne rappresenta una delle anime.
Innanzitutto dobbiamo parlare di femminile e movimenti femminili prima che di donne e movimenti femministi perché in quest’area del mondo e soprattutto nei gruppi più tradizionali il tema della centralità della donna esiste con un atteggiamento che però unisce le donne religiose e tradizionali a quelle laiche e “rivoluzionarie” perché l’idea che si vuole difendere non è l’equiparazione della donna all’uomo, la sua omologazione al maschile e di fatto quindi il suo appiattimento su quello che è un modello vincente, facendo il gioco dell’”avversario”. È invece un movimento che riprende i concetti presenti originariamente nel Vangelo e nel Corano, più che nel Talmud e nella Torah e, prima ancora il matriarcato antico presente a Creta e nelle civiltà nomadi del Maghreb. Questa è una premessa essenziale per capire il mondo femminile mediterraneo che non vede tradizionalmente, se non di recente, dall’Ottocento in poi – a causa prima del Colonialismo e poi del Terrorismo e di fenomeni migratori in qualche modo “aggressivi” – un’opposizione presunta tra le donne appartenenti alle diverse comunità religiose.
Per una donna algerina ad esempio, come ho avuto modo di verificare in occasione di un’intervista, l’obiettivo è poter scegliere il proprio ruolo di donna ed esercitare un mestiere tradizionale consapevolmente e con le garanzie dovute, senza per forza assomigliare ad un uomo perché come ebbe a dire:

Non abbiamo bisogno delle generalesse americane; abbiamo già avuto le nostre eroine.

 

Ilaria Guidantoni

[Leggi la parte 2 dell’articolo]

 

© photo by Ali Hassoun

 

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